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Siamo in un periodo di impensabile complessità

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Commento alla affermazione di Corrado Giustozzi al XIX Congresso ANSSAIF

La domanda del prof. Di Marco “ci troviamo di fronte ad un cambiamento o ad una evoluzione?”, mi ha stuzzicato e mi ha indotto a “leggere” le singole relazioni cercando di capire se fornissero una risposta all’interrogativo, che ho interpretato in questo modo: << Quando si afferma che le organizzazioni non sanno gestire i cambiamenti con le conseguenze che stiamo osservando, è perché siamo di fronte a dei cambiamenti dovuti a delle gravi minacce assolutamente non prevedibili, oppure ciò che è avvenuto è una evoluzione  / involuzione di problemi e minacce latenti? >>.

La rilettura delle relazioni presentate dagli illustri invitati mi hanno fornito elementi per dare una risposta al citato interrogativo.  E in questa direzione sviluppo le mie riflessioni e le sottopongo ai Soci ed agli amici di ANSSAIF.

Il Prefetto Vulpiani ci ha parlato dell’evoluzione del crimine informatico che, come confermato da Giustozzi, esiste – in altra forma- da diversi anni. Senz’altro la (preannunciata) guerra in corso ha un suo ruolo nell’apportare danni, ma la diffusione e aggravamento delle conseguenze sono possibili derivando in larga parte dalla struttura stessa di Internet: un numero enorme di nodi interconnessi. I relatori che si sono succeduti hanno confermato la definizione di Giustozzi, ossia di una  ” impensabile complessità”. Sappiamo che dove c’è complessità c’è difficoltà di gestione e ciò può aprire più strade agli errori ed al crimine.

Gli altri illustri relatori hanno lanciato allarmi e soluzioni su settori ed aree in pericolo: la pubblica amministrazione, lo Spazio, le filiere operative, e così via. Giustamente è stata posta anche enfasi sulla non piena comprensione – da parte di molte organizzazioni – delle finalità di metodologie e modelli specifici per realizzare opportuni sistemi di gestione; non ultimo, è stata ricordata la resilienza organizzativa che ha al suo centro la persona umana: dai leaders ai manager e sino ai più giovani collaboratori, tutti uniti nell’assorbire ed adattarsi ad un ambiente che cambia.

Non possiamo infine dimenticare il cosiddetto cambiamento climatico. Effettivamente stiamo vivendo un momento di riscaldamento globale con chiare conseguenze sulla vita e la sopravvivenza delle persone e sulla continuità del business, con possibili impatti ancora più disastrosi sulle prossime generazioni.

Ritorniamo alla domanda iniziale: i problemi e disastri che avvengono sono dovuti a non aver saputo gestire il cambiamento o l’evoluzione?

Provo a fare una rapida disanima:

  • Information security: notevoli progressi si sono avuti in questi ultimi anni, e l’impegno nazionale e dell’Europa è consistente. Una impensabile complessità è derivante dal non aver considerato la Security sin dall’inizio (nel 1980 ero in PW e proposi ad una grande impresa italiana di proteggere gli asset con user e password. Il CIO rise! E così i suoi collaboratori); Aggravata ora dalla guerra in atto. Direi che trattasi di una evoluzione non gestita correttamente.
  • Protezione degli asset e continuità del business: la conformità ai framework e standard è stata gestita in modo non convinto, come se non fossimo in guerra con criminali internazionali. Direi che trattasi di una evoluzione non gestita.
  • Difficoltà nel reperimento di talenti e nel trattenerli in azienda: le organizzazioni sono ancora gestite come ai vecchi tempi. I giovani sono cresciuti: desiderano apprendere, crescere, avere esperienze diverse; cercano collaborazione, rispetto, un ambiente che ispiri fiducia specialmente da parte dei leader e manager, sostenibilità nelle scelte. Si possono ricordare gli inviti ai leader e manager degli anni ’80 e ’90 riassumibili con parole come “Trust” e “love all” (Es.: “Alla ricerca dell’eccellenza”, “Il circolo della qualità”, ecc.). Ultimamente il problema sembra non riguardare solo i talenti, ma tutti gli specialisti che abbandonano le aziende o emigrano.  Direi che trattasi di una evoluzione non gestita.
  • Lo Spazio: grandi progressi e potenzialità ai quali anche l’Italia ha dato un forte e concreto contributo. Sono auspicabili miglioramenti nella governance e nella gestione dello Spazio come bene dell’umanità. Direi che anche in questo caso trattasi di una evoluzione che ha accentuato il divario sociale e geopolitico più che un cambiamento epocale.
  • La pandemia di COVID-19: in Italia e nel mondo vi sono state epidemie disastrose per secoli; e le contromisure opportune furono inventate e gestite più di 500 anni fa (es.: Venezia, XVI secolo: invenzione del Lazzaretto, della Quarantena, di opportune Mascherine per i medici, ecc.). Direi che trattasi di una evoluzione non gestita, più che un cambiamento epocale.
  • Il riscaldamento globale: i cambiamenti climatici sono esistiti da quando esiste l’Universo, ma ora vi è una accelerazione negativa correlata all’aumento dell’inquinamento, con conseguenze disastrose sui cittadini, la viabilità, le aziende. In questo caso, considerata bla rapidità, potremmo dire che si tratta di un cambiamento, anche se gli allarmi sono stati annunciati e accolti solo superficialmente da molto tempo.
  • Il peggioramento delle relazioni internazionali: l’attacco della Russia all’Ucraina ha messo in crisi un equilibrio commerciale mondiale. Forse sarebbe esploso comunque. Prevedibile? Se guardiamo agli ultimi 20 anni possiamo dire di sì. Direi che trattasi di una evoluzione non gestita.

Mi fermo qui e formulo una domanda che forse si pone anche chi è arrivato a leggere fin qui: possiamo continuare a dire che dobbiamo gestire il cambiamento? Oppure dobbiamo ammettere che non sappiamo prepararci a gestire le evoluzioni, che nel tempo avvengono, per varie ragioni quali la scoperta e rapida realizzazione di nuove tecnologie, la globalizzazione, la riduzione nelle materie prime, la crescita della popolazione, e così via?

Il grande cambiamento, che mi appare sia emerso dal Congresso e che condivido, può essere riassunto con le parole di Giustozzi: siamo in un periodo di

impensabile complessità!

Non eravamo (e non lo siamo ancora a mio parere) pronti a gestire la grande complessità del mondo di oggi.

Siamo come il pescatore uscito in mare aperto il cui unico filo con ami e piombi si è intrecciato in un modo disastroso? Non può gettare via la matassa che si è formata e quindi deve provare con pazienza a districarla, mentre le onde scuotono la barca e la mettono di traverso al vento, rendendo così ancora più difficile il compito.

Anche noi esperti di Security mettiamoci all’opera.

Rimbocchiamoci le maniche, e, mentre lavoriamo, pensiamo al prossimo futuro preparando i giovani.

ACW

Roma, 2 febbraio 2023

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